Doriane Gable
Beatrice Muthelet
Pauline Buet
Anne Elsa Tremoulet

Ombra Felice

1 Ottobre

alle 17.00

Musiche di Germaine Tailleferre,Lili Boulanger, Cécile Chaminade,Hélène de Montgeroult, Marie Jaëll.

Beatrice Muthelet - viola

Dorian Gable - violino

Pauline Buet - violoncello

Anne Elsa Tremoulet - violino

Musiche di: Germaine Tailleferre (Saint-Maur-des-Fossés 1892 – Parigi 1983) Lily Boulanger (Parigi 1893 – Mézy-sur-Seine 1918) Hélène de Montgeroult (Lione 1764-1836) Cécile Chaminade (Parigi 1857 – Montecarlo 1944) Marie Jaëll (Steinseltz 1846 – Parigi 1925)

In Europa la musica colta, in passato, si declinava in differente maniera anche a seconda dei luoghi, delle specifiche circostanze, dell’avanzare del tempo (anche se, come si è già appurato, non sempre in senso migliorativo): nella Francia di Luigi XIV si riscontra un’apertura verso le donne-compositrici, che però viene meno sotto il regno del suo successore, Luigi XV, quando invece venivano tenute in gran considerazione le donne-cantanti. Hélène de Montgeroult (1764-1836) nasce a Lione durante il regno di Luigi XV e diventa una delle più grandi pianiste della sua generazione. La sua carriera fu penalizzata dalle origini aristocratiche. All’inizio, infatti, la sua reputazione rimase limitata ai saloni del regno di Luigi XVI. Messa sotto inchiesta durante la Rivoluzione, si salvò improvvisando delle eloquenti variazioni sul tema de La Marseillaise davanti al Comité de Salut public, evitando così la ghigliottina. Fu la prima donna nominata docente di pianoforte al Conservatorio di Parigi (1795). La deriva che porterà a relegare la donna, in ambito musicale, soprattutto nel ruolo di diva del vocalizzo (o, più raramente, di strumentista), si stabilizza nell’Ottocento. Le donne compositrici, come le loro consorelle dei secoli precedenti, continuano a cercare una collocazione: spesso, pur di soddisfare il proprio bisogno di esprimersi attraverso la musica, sono autodidatte; spesso vengono relegate (o si auto-esiliano) nel piccolo, banale, rassicurante mondo della musica da salotto. «È necessario che tu comprenda meglio la tua vocazione di donna e di massaia […] Sottomettiti a questo sacrificio da oggi e il più gioiosamente possibile»: così scrive a Fanny Mendelssohn (Amburgo, 14 novembre 1805-Berlino, 14 maggio 1847) suo padre Abraham. Fanny ha un fratello, più giovane di lei di quattro anni: si chiama Felix, farà carriera. Nella seconda metà dell’Ottocento uno sciame di virtuosi del pianoforte invase le sale concertistiche europee. Tra di loro, sulle orme di Clara Schumann, vi furono alcune donne. Molte dovettero limitarsi a suonare nei salotti privati perché in certi ambienti era considerato «indecoroso» per una donna esibirsi in pubblico. Marie Jaëll Trautmann, forse in ragione della sua estrazione sociale, non incontrò invece alcun ostacolo alla sua vocazione di musicista e fu tra le poche appartenenti al sesso femminile a raccogliere l’unanime applauso del pubblico e dei più grandi musicisti per il suo virtuosismo. Il rischio, per le minoranze femminili che tentavano ad ogni costo di dedicarsi alla musica come compositrici, era quello di confinarsi spontaneamente in quella ‘zona franca’ priva di conflittualità, entro la quale fosse socialmente tollerabile l’estro artistico di una donna. Era quello che si sosteneva all’epoca, era quello che l’ufficialità storiografico/musicale, rigorosamente gestita da uomini, andava dicendo in giro. Di solito le compositrici ottocentesche tendono a mantenere un low profile per poter continuare indisturbate a lavorare alla propria musica, scegliendo spesso di rintanarsi nella produzione di brani per il pianoforte o per piccole formazioni strumentali. Man mano che il XIX secolo avanza e si stempera in quello seguente, il processo di accettazione delle donne compositrici si fa più evidente. La prima compositrice ad essere inserita nella Légion d’Honneur fu Cécile Chaminade. Era il 1913. La sua stella, dopo tour di concerti in Francia, Svizzera, Belgio, Olanda e Stati Uniti, stava già cominciando a spegnersi. Solo in Inghilterra era ancora molto presente. Una cosa distingue ancora oggi la musica di Cécile Chaminade sopra tutte le altre: piace subito, al primo ascolto, ma non è mai banale. Dopo di lei appaiono sulla scena persone più giovani, musiciste e compositrici come le sorelle Nadia e Lili Boulanger e Germaine Tailleferre. La dotatissima Lili Boulanger (1893-1918), proveniente da una famiglia di musicisti, vinse il Grand Prix de Rome e morì a 26 anni. È stata malata per tutta la sua breve vita ma ha lasciato composizioni che hanno la profondità e la bellezza delle opere di una persona matura e con esperienza di una lunga vita. Sua sorella Nadia (1887-1979) visse fino a 92 anni e divenne una delle più famose insegnanti di composizione del XX secolo. Germaine Tailleferre (1892-1983), da parte sua, era membro del Group des Six e fu una delle prime a conquistare il cinema e la televisione. Cosa resta, oggi, di tutto ciò? Cosa sopravvive nella memoria collettiva di queste (ve ne sono molte altre, ovviamente) compositrici? Ancora troppo poco. Le loro storie, la loro musica, emergono talvolta, scintillando con un bagliore invitante. Poi si inabissano e vengono dimenticate. Perché? È per lo scarso valore della loro opera? È perché la società, ancora oggi, tende a obbedire al pregiudizio, prima ancora di attivare un giudizio, prima ancora di ascoltare con attenzione cosa queste persone abbiano prodotto? Come sempre non c’è una sola risposta. Intanto, però, incominciamo ad ascoltare. ;.

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